I like di Facebook e Instagram

Il fatto che la nuova regola sia stata creata per ridurre l’ansia da prestazione che deriverebbe dai like ricevuti è ovviamente una cazzata. Il buon Zuck dovrebbe dare una tiratina d’orecchie ai suoi esperti di comunicazione. Avrebbero potuto giustificarla meglio. Per molti, invece, soprattutto per gli influencer e, in generale, per tutti coloro che hanno costruito una nuova fortunata professione in virtù delle reazioni del pubblico ai loro post, l’ansia crescerà.
Il nuovo sistema è in fase di sperimentazione, ma l’idea è quella di far sì che su #Instagram e poi su Facebook, i like siano visibili solo a chi ha creato il singolo contenuto.
La mia personalissima opinione è che, come al solito, com’è normale, si tratta semplicemente di una mera questione di soldi. C’è chi dai like ricava guadagno, non solo gli influencer, ma anche quelli che i contatti e i like (non targettizzati) li vendono. Molti account hanno un numero di amicizie o di followers che li rende fintamente “vip”, in realtà hanno pagato qualcuno che non è Zuck per ottenere seguaci e consensi. E quel “che non è Zuck” il fulcro del discorso. Ci sono anche quelli che si sono resi vip pagando Zuck, ovvero utilizzando le inserzioni, ma questi al deus ex machina vanno bene, anzi, ne vuole ancora di più.
Il cambio di rotta porterà una rivoluzione e bisognerà vedere come reagiranno gli influencer veri e presunti. Quale sarà d’ora in poi la discriminante che stabilirà la notorietà di un account? Il numero dei commenti che accompagneranno i post? Il numero di amici? O sarà l’algoritmo a decretare ancora di più la visibilità?
Quanti si ritroveranno a pubblicare la schermata di un post (fatta la legge, trovato l’inganno) che ha ottenuto molti like per vantarsi e dimostrare di essere ancora degli influencer? Come cambierà, alla fine, l’economia non indifferente che gravita attorno ai personaggi del web? Chi ormai è consacrato resterà probabilmente tale, ma gli altri?
Sembra una cosa da niente, ma sarà una rivoluzione che forse porterà, come credo Zuck spera, a un incremento delle cifre investite in inserzioni e forse alla fine di Facebook, di Instagram e degli altri social, così come li conosciamo.
Facebook non è gratis. Non lo è mai stato.
La parabola potrebbe aver imboccato la discesa.
Resta da stabilire se da qui comincerà un’evoluzione o una malattia terminale.

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